Divina Caligo: l'influenza dello Pseudo-Dionigi nel neoplatonismo fiorentino
DOI:
https://doi.org/10.34019/2448-2137.2021.37209Resumo
Con questa ricerca vorremmo soffermarci su quattro punti che riteniamo fondamentali per la comprensione dell'influenza delle fonti neoplatoniche nella Firenze del Quattrocento. Il punto di partenza è l'analisi dei rapporti tra i due massimi esponenti del neoplatonismo fiorentino: Pico della Mirandola e Marsilio Ficino, autori fondamentali non solo per le loro interpretazioni, ma anche per aver riscoperto e tradotto, dopo secoli di silenzio, i tesori del pensiero greco. Non si comprenderebbe l'influenza delle fonti neoplatoniche antiche nel Quattrocento senza rendere conto del confronto – spesso molto aspro – tra i due protagonisti pricipali della riscoperta rinascimentale di Platone e di tutta la tradizione neoplatonica. Il secondo punto affronta un'importante interpretazione in senso tomista dell'opera di Pico, quella di Giovanni di Napoli, che aiuta ad intendere tanto le differenze tra il mirandolano e Ficino, quanto ad introdurre all'influenza importantissima dello Pseudo-Dionigi in tutto il dibattito filosofico del tardo Quattrocento. Il terzo punto cerca di affrontare un tema fondamentale: l'esigenza di definire e organizzare nuovi ordini del sapere. Dal recupero del passato emergevano nuove contraddizioni e nuove esigenze, non si trattava affatto di una semplice imitazione dell'antico, ma al contrario, significava farlo rivivere in nuove forme e costruire nuovi sistemi dei saperi capaci di rispondere alle esigenze culturali e politiche che stavano alla base della nascita del moderno. L'ultimo punto riguarda invece un'analisi specifica tra il pensiero di Giovanni Pico e lo Pseudo-Dionigi, discorso che ovviamente comporta anche l'analisi di altre fonti fondamentali, in particolare Damascio.
Parole chiave: Neoplatonismo fiorentino, Giovanni Pico, della Mirandola, Marsilio Ficino, Pseudo-Areopagita